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RELAZIONI TRA CAMPI FLEGREI E VESUVIO

By Giuseppe D'Aniello © 2018 - Tutti i diritti di riproduzione riservati - http://meteovesuvio.altervista.org
28/01/2018

Abbiamo letto uno studio* (vedi fondo pagina) molto interessante che analizza probabili relazioni tra Campi Flegrei e Vesuvio sotto un profilo interessante e differente dai soliti approcci.

La domanda che spesso viene posta è: se eruttano i Flegrei c'è il rischio che si risvegli anche il Vesuvio? Che relazione c'è tra i due vulcani?

Cerchiamo di fare chiarezza analizzando una pubblicazione. Cercheremo di usare una terminolgìa semplice e di semplificare al massimo concetti altrimenti difficilmente comprensibili dai non addetti ai lavori.

Una stretta relazione è stata rinvenuta nel sollevamento ed abbassammento del suolo tra i due vulcani per il periodo 1992-2008. Sono stati analizzati "165 dati SAR acquisiti da ERS-1/2 satelliti e ha esteso le serie temporali di 62 dati SAR acquisiti dal Satellite ENVISAT, in modalità ascendente e discendente."*
La cosa sorprende e non poco. In effetti, come notiamo dal grafico sottostante, è evidente la chiara relazione esistente tra i due vulcani. Sappiamo da uno studio pubblicato su Nature- Scientific reports dal dr. Mastrolorenzo e dr.ssa Pappalardo ricercatori di INGV OV cui abbiamo dedicato una news tempo fa, che è stata ipotizzata l'esistenza di una camera magmatica profonda comune per i due vulcani.
Ma vediamo il grafico:


E' chiara la relazione nel periodo di riferimento.
Sappiamo tuttavia che dall'inizio della nuova fase di unrest del vulcano Flegreo le cose non stanno andando esattamente così, anzi.

Al sollevamento del suolo dell'area flegrea non è corrisposto un sollevamento dell'area vesuviana. Infatti, se escludiamo la particolare subsidenza ed inclinazione che sta interessando la parte centrale dell'edificio vulcanico del Vesuvio, c'è da dire che il livello del suolo dell'area vesuviana è sostanzialmente stabile negli ultimi anni. Quindi nessuna relazione dal 2008 in poi.

Ma c'è qualcos'altro che ha colpito la Nostra attenzione. Per la verità, nel corso dei Nostri studi, avevamo già notato quanto stiamo per dire. Ma questo studio finalmente chiarisce un dato importante.
Sappiamo che lo stato attuale dei Flegrei è di "attenzione" per numerose anomalìe mostrate nei valori dei dati acquisiti dalle reti di monitoraggio. Tecnicamente il vulcano è in una fase di "unrest", disordine. Ma se questa relazione tra i due vulcani molto chiara dal 1992 al 2008 si è interrotta, è possibile ricercare una relazione inversa. Relazione inversa che esiste e che investe il sollevamento e le eruzioni.

In pratica analizzando le sequenze storiche di eruzioni maggiori (VEI>3) verificatesi al Vesuvio e sovrapponendo tale dato alle fasi di sollevamento ed abbassamento del suolo registrate nell'area flegrea, viene fuori un dato interessante: quando ai Campi Flegrei il suolo si solleva al Vesuvio non si registrano eruzioni, mentre quando ai Flegrei il suolo si abbassa, il Vesuvio da luogo ad eruzioni violente e/o a periodi di prolungate fasi eruttive a condotto aperto.
Eccovi il grafico che lo dimostra:


Si nota chiaramente che le eruzioni del Vesuvio ( VS triangoli in rosso) si verificano principalmente nelle fasi di abbassamento del suolo dei flegrei (CF zone grigie). Nel grafico è altresì riportata l'eruzione del Monte Nuovo di Pozzuoli del 1538.

Dunque, per il Vesuvio si può stare assolutamente tranquilli vista l'attuale fase di sollevamento del suolo dei Flegrei?

Ovviamente la risposta è no se intesa in senso deterministico. E questo anche perché, come si può facilmente osservare, i periodi di sollevamento del suolo riportati sono minori rispetto a quelli di abbassamento. Quindi il dato è statisticamente limitato. Resta però inoppugnabile che nei periodi di abbassamento della caldera flegrea il Vesuvio ha eruttato e viceversa.

Sul Nostro portale web ci stiamo limitando a segnalare, negli ultimi anni, una elevata microsismictà del Vesuvio concentrata principalmente nella zona della caldera Somma-Vesuvio e (stando a quanto pubblicato nel database Plinio con le Nostre riserve più volte espresse) a basse profondità (0-2km). A questa è associata una subsidenza (abbassamento) dell'area circoscritta alla caldera ed una inclinazione (più accentuata) del Gran Cono del Vesuvio e delle zone ad esso prossime (qui altro Nostro esclusivo articolo dell'ottobre 2015).
Ci occupammo del tema subsidenza in un Nostro speciale del 15/5/2016, ove pubblicammo la seguente mappa:



Gli autori dell'articolo da cui traemmo la mappa provarono a dare una risposta all'interrogativo sulla causa della subsidenza. Chi è interessato  e non lo ha ancora letto può andare a leggersi l'articolo al seguente link
(cfr. Nostro importante articolo ).

Ora, a Nostro avviso potrebbe esserci una relazione tra questi tre fattori: microsismicità elevata, subsidenza, inclinazione.

Restano da capire ed investigare le cause e forze che regolano questo fenomeno.

Nello studio che abbiamo analizzato, in una ricostruzione concettuale del sottosuolo, si vede come un grande resevoir magmatico profondo posto a circa 8-9km è considerato comune a Vesuvio e Flegrei, mentre un resevoir più superficiale per i Flegrei dato a circa 4-5 km (con faglie e probabili intrusioni più superficiali) e per il Vesuvio a circa 3-4km.
Ricostruzione concettuale del sottosuolo Flegrei - Vesuvio:


Capire l'esatta interazione tra i due sistemi è una sfida per i ricercatori e non è affatto semplice anche perché occorrerebbe una conoscenza dettagliata delle strutture geologiche sottostanti con una definizione di cui, attualmente, non disponiamo.

By Giuseppe D'Aniello © 2018 - Tutti i diritti di riproduzione riservati - http://meteovesuvio.altervista.org - 28/01/2018


Pubblicazione analizzata da cui abbiamo liberamente tratto aluni grafici e mappe:

*Possible coupling of Campi Flegrei and Vesuvius as revealed by InSAR time series, correlation analysis and time dependent modeling
Autori
T.R.Walter a,⁎, M. Shirzaei a,b, A. Manconi c, G. Solarod, A. Pepe d, M.Manzod, E. Sansosti, pubblicato su Journal of Volcanology and Geothermal Research l'11 maggio 2014