"Il
Ministero potrà comunque acquisire e valutare eventuali
osservazioni pervenute oltre i termini di legge, compatibilmente con le
tempistiche previste dal D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. per lo svolgimento
delle attività tecnico-istruttorie e per l'espressione del
provvedimento finale.
Il
Ministero, ai sensi dell’art.24 comma 10 del D.Lgs.152/2006 e
s.m.i., provvederà a pubblicare sul portale delle valutazioni
ambientali le osservazioni pervenute.
Per
ulteriori informazioni in merito alle modalità di trasmissione
delle osservazioni è possibile contattare il Ministero
dell'Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare - Direzione
Generale per le Valutazioni Ambientali - Divisione II Sistemi di
Valutazione Ambientale, via Cristoforo Colombo 44, 00147 Roma,
tel.06-57225903."
Lo studio, chiuso il 31 dicembre 2012 quasi in concomitanza con passaggio al livello di "attenzione", così esordisce: "DICHIARAZIONE DI LIMITAZIONE DI RESPONSABILITA' Il contenuto di questo rapporto scientifico è consultivo. Il rapporto è stato preparato dal Gruppo di
Lavoro incaricato con l’obiettivo di fornire al Dipartimento della Protezione Civile, che ha
commissionato lo studio, informazioni relative alla pericolosità vulcanica, alla vulnerabilità fisica delle
strutture e al rischio per la popolazione che potrebbe sorgere nel prossimo futuro ai Campi Flegrei.
Sebbene i membri del Gruppo di Lavoro ritengano di aver svolto il loro incarico onestamente, in buona
fede e senza alcun pregiudizio, essi non accettano alcuna responsabilità, individuale o di gruppo, per
ogni decisione o azione presa dal Dipartimento della Protezione Civile o da altre autorità nazionali,
regionali o locali, risultanti, derivanti o influenzate, direttamente o indirettamente, dall’informazione
fornita in questo rapporto. Non possono ugualmente accettare, in alcun modo o forma, alcuna
responsabilità verso terze parti. Si rimanda all’Appendice per maggiori dettagli sulle limitazioni di
questo studio[...]" (formattazione e sottolineatura sono Nostre).
" [...] Esistono infatti numerose
sorgenti di incertezza nel sistema vulcanico, tra
cui: la sostanziale, intrinseca
complessità dei processi che determinano l’eruzione dei vulcani e la loro
evoluzione compresa la natura e l’intensità delle loro eruzioni; le
incertezze nella nostra comprensione del comportamento dei sistemi vulcanici e dei processi
eruttivi (per esempio, della fisica dei flussi piroclastici o dei processi di risalita del magma nella
crosta); le
incertezze associate ai dati e alle osservazioni dei processi vulcanici (per esempio, la
conoscenza incompleta dell’attività eruttiva passata, della geometria stessa del sistema
magmatico, dei sistemi rocciosi sotterranei che ospitano tali sistemi, unita all’impossibilità di
conoscere in anticipo e con la dovuta precisione la composizione e il contenuto in gas del
magma che si prepara a dar vita a un’eruzione); le
incertezze legate alle simulazioni numeriche dovute alle limitazioni o alle semplificazioni delle
tecniche di modellizzazione utilizzate e alla scelta delle condizioni iniziali e al contorno. [...]
[...] Questo rapporto può contenere
“affermazioni previsionali” basate sulle aspettative dei membri del
gruppo di lavoro e relative al futuro comportamento del vulcano.
Affermazioni che contengono le
parole “si ritiene”, “ci si aspetta”, “si prevede”, o espressioni simili, sono affermazioni
previsionali che, per loro natura,
sono affette da incertezza perché sono relative a eventi e
circostanze future, la maggior parte delle quali sono al di fuori del controllo di ciascuno.
Ciò premesso, i membri del gruppo di lavoro credono di aver svolto il loro incarico onestamente e
in buona fede, e che le informazioni contenute in questo rapporto siano state fornite, senza alcun
pregiudizio, con l’obiettivo di informare il Dipartimento della Protezione Civile, quale
committente dello studio, della pericolosità e rischio connessi a scenari probabili che potrebbero
verificarsi nel prossimo futuro a seguito di una riattivazione dei Campi Flegrei.
E’ comunque
importante sottolineare che, allo stato dell’arte attuale, nessuno studio di questa natura può
eliminare le incertezze quali quelle sopra descritte. Di conseguenza, a scanso di ogni dubbio,
nessuna informazione contenuta in questo rapporto dovrà essere interpretata come espressione o
implicita garanzia o assicurazione da parte dei membri del gruppo di lavoro, della sua
adeguatezza al suo utilizzo, e quindi la parte committente deve assumersi piena responsabilità
delle decisioni associate. I membri del gruppo di lavoro non accettano quindi alcuna
responsabilità, individuale o di gruppo, per ogni forma di utilizzo o assunzione di decisione o
azione presa dal Dipartimento della Protezione Civile o da altre autorità nazionali regionali o
locali, risultanti, derivanti o influenzate, direttamente o indirettamente, dall’informazione fornita
in questo rapporto, ne possono accettare, in alcun modo o forma, alcuna responsabilità verso terze
parti. La responsabilità dei membri del gruppo di lavoro è limitata esclusivamente alla rettifica di
errori materiali.
Questa appendice deve essere considerata parte integrante del rapporto."
Poi lo studio prosegue e
con nostro massimo compiacimento,
troviamo una equiparazione possibile tra la struttura flegrea e quella
del vulcano Rabaul. Nel nostro vecchio sito web sul rischio Vesuvio,
Vesuvio2000, a
questa pagina,
nel lontano 1999, il sottoscritto citava proprio il Rabaul come uno dei
vulcani che aveva dimostrato l'assoluta imprevedibilità della
data di un'eruzione vulcanica. All'epoca, gia da alcuni anni in
contrasto con l'Osservatorio Vesuviano sulla nota vicenda della
pubblicazione dei dati e delle evidenti anomalìe sismiche,
contrastavamo tra l'altro il Piano di emergenza del 1995, dove, nella
prima stesura eminenti studiosi avevano ipotizzato di poter prevedere
la data di eruzione del Vesuvio con settimane di anticipo. Ora, a
distanza di tanti anni, ci sia consentito salutare con un po di
soddisfazione personale, il fatto che in uno studio ufficiale ed
importante si citi il Rabaul e la sua eruzione del 1994 a paradigma di
quello che potrebbe accadere ai Flegrei. Ma eccovi come
prosegue lo studio:
"[...]Tuttavia, mentre ci si attende sequenze di
segnali che perdurano più o meno a lungo nel tempo (ordine di mesi) prima di una futura eruzione, non
si può escludere la possibilità che chiari segnali dell'imminenza dell'eruzione divengano tali solo
immediatamente a ridosso dell'eruzione stessa. In altre parole,
una nuova crisi simile a quella del 1982-
84 (vedi capitolo 5) continuerebbe a lungo ad avere un esito incerto, potendo sia progressivamente
scemare come avvenuto allora, sia evolvere rapidamente verso l'eruzione anche solo nel giro di
pochissimi giorni o persino ore. Questo è quanto sembra essersi verificato nel caso dell'eruzione della
caldera di Rabaul, in Papua Nuova Guinea, nel 1994. Tale eruzione venne preceduta, nel decennio
precedente, da forti sciami sismici ed episodi di sollevamento del fondo calderico tali da indurre
ripetuti episodi di evacuazione della popolazione, per il timore di una imminente eruzione che poi non
si manifestò. Al contrario, il 18 settembre 1994 l'eruzione contemporanea da due centri all'interno della
caldera distanti parecchi chilometri fu preceduta da intensi segnali che iniziarono a manifestarsi meno
di un giorno prima dell'eruzione stessa[...]".
Avete letto bene: la crisi sismica del 1982-84 poteva evolvere in eruzione nel giro di pochi giorni od ore.
Ok, perfetto. A questo punto, è chiaro, se dovessero ancora
esserci dei dubbi, che qualunque previsione di futura eruzione ai
flegrei è incerta. Ma questa, per chi ci segue e legge
assiduamente, non è certo una novità.
Ma
c'è uno studioso che afferma, pare, qualcosa di diverso. Uno
studioso che sulla scorta di questa Sua certezza illustra come
trasformare il rischio di una eruzione ai Campi Flegrei in una risorsa.
Di chi parliamo?
Del Direttore dell'Osservatorio Vesuviano INGV di Napoli, dr. Giuseppe De Natale.
Orbene, abbiamo un piccolo scoop. Anzi, a ben vedere non lo è affatto.
Solo ieri segnalavamo quella locandina comparsa in
home page
sul sito dell'Osservatorio Vesuviano. Il Direttore dr. De Natale
relazionerà il giorno 28 marzo p.v. sul tema "Il bradisismo da
rischio a risorsa".
Ci chiedavamo cosa sarebbe venuto a dirci il Direttore: pensiamo di avere la risposta.
Nel marzo 2013, il Direttore presenta un Suo lavoro, con tanto di
logo dell'INGV, Osservatorio Vesuviano titolato "Il Vulcanesimo Campano
da Rischio a Risorsa" e lo fa sotto l'egida dell'associazione Lux in
Fabula presso la Citta della Scienza di Napoli. Trattasi della medesima
associazione che oggi è tra gli sponsor dell'incontro del 28
marzo p.v..
Il lavoro è articolato per slide e il Direttore dopo aver un po
illustrato i vulcani campani, si concentra sui Flegrei per poi passare
rapidamente alla illustrazione del progetto di cui è
coordinatore "Campi Flegrei Deep Drilling Project" (che citeremo d'ora
in poi con "CFDDP"). Poi illustra la struttura del sottosuolo flegreo,
evidenziando l'enorme quantità di energia presente sotto il
sistema.
Ad un certo punto, ci imbattiamo nella slide n.15 o pagina 15 del documento dove, il
dr.
Giuseppe De Natale, con riferimento ai Campi Flegrei afferma: "La
probabilità di eruzioni nell’area è comunque molto
bassa, entro i tempi tipici di ammortamento o anche durata delle
attività imprenditoriali; Questo implica che non
c’è alcuna necessità di impedire o limitare le
attività produttive, purchè a bassa vulnerabilità
e criticità (es: NO Nucleare, impianti che trattano materiali estremamente inquinanti e pericolosi, ecc.)"
A nome dell'INGV, il Direttore afferma che ai Campi Flegrei ci si
può assumere tranquillamente il rischio di un'eruzione
perché "la probabilità è comunque molto bassa,
entro i termini tipici di ammortamento o anche durata delle
attività imprenditoriali".
Dunque, sfidando la comunità scientifica internazionale, il
Direttore che allora era solo coordinatore del progetto "scientifico"
di trivellazioni CFDDP, è certo: il rischio di un'eruzione ai
Flegrei è, pesate bene le parole, "comunque molto bassa". Ci
piacerebbe conoscere da quali pubblicazioni o studi il Direttore trae
tali certezze ed anche cosa vuol dire l'espressione "tempi tecnici di
ammortamento" riferita al vulcano Flegreo.
Ma cosa c'entra l'attività imprenditoriale? Perché il Direttore la cita?
Detto fatto. Proseguendo la lettura del suo lavoro, troviamo tante
slide che spiegano l'efficienza delle centrali geotermiche di
produzione di energia. Giungiamo poi alla slide, pagina 42, dove ci
illustra il "Nuovo modello di geotermia in aree urbanizzate",
illustrando "Impianti a reiniezione totale, con basse profondità
di prelievo (200-1000 m) e potenze di 1-10 MW". In parole povere,
si tratta di impianti che richiedono la trivellazione del sottosuolo,
un "deep drilling" per dirla all'inglese, nei Campi Flegrei.
Torna alla mente il "Campi Flegrei Deep Drilling Project", di cui il dr. De Natale è uno dei due Coordinatori. Nella
home del sito, abbiamo evidenziato solo ieri, si parla di progetto scientifico. L'INGV,
con una nota del luglio 2012,
inviatava a querelare chiunque mettesse in dubbio tale eslcusiva
finalità: " ‘Campi Flegrei Deep Drilling Project’
è un progetto Internazionale di pura ricerca scientifica, che ha
come obbiettivo la mitigazione del rischio vulcanico nell’area
flegrea attraverso un sostanziale miglioramento della conoscenza della
struttura vulcanica e dei meccanismi di attività, con
particolare riguardo ai fenomeni bradisismici, attraverso
l’installazione in pozzo di sistemi di monitoraggio innovativi".
Poi proseguiva: "Le attività del CFDDP rientrano pienamente nei
compiti dell’INGV, che è anche Organo della Protezione
Civile Nazionale per i rischi sismico e vulcanico. Chi ritenesse che
tali attività siano dannose per la popolazione ha l’onere
di dimostrarlo. In assenza di una tale assunzione di
responsabilità, qualunque affermazione generica di tale tenore
deve essere considerata diffamatoria, e come tale perseguita."
Ricordiamo che, da quanto si apprende da questa notizia pubblicata sul Corriere della Sera, "dopo un esposto firmato da alcuni comitati di cittadini e in particolare dal comitato rischio vulcanico,
il pm Stefania Buda, ha aperto un fascicolo e sta
indagando. La sua attenzione si concentra in particolare su due filoni.
Uno che riguarda prevalentemente l’aspetto economico e della
spesa pubblica e l’altro invece che si concentra proprio sulla
pericolosità dell’operazione."
Lungi qui dal voler mettere in dubio tale finalità (non sia mai
dovessero querelarci!), registriamo solo come il Direttore
dell'Osservatorio, che è anche Coordinatore del progetto di
perforazione dei Campi Flegrei noto come CFDDP, sponsorizza nel lavoro
sopra richiamato, dopo aver illustrato il CFDDP (pag. slide
12), proprio la produzione di energia con centrali geotermiche.
Ricapitolando: il Dr. Giuseppe De Natale si dice certo che "la
probabilità di eruzioni nell'area è comunque molto bassa,
entro i tempi tipici di ammortamento o anche delle attività
imprenditoriali". Poi sponsorizza la perforazione al fine della
costruzioni di centrali geotermiche del suolo flegreo che trovasi,
ripetiamo fino alla noia, in stato di attenzione. E cosa ci dice il
Gruppo di lavoro incaricato dalla Protezione civile nazionale nel
citato studio del 31 dicembre 2012 proprio a proposito dello stato di
"attenzione"?
Leggete qui:
"Si ritiene che
solo per il passaggio dal livello base al livello di attenzione lo stato delle conoscenze permetta valutazioni robuste,
in quanto esiste una significativa esperienza al proposito determinata
dai dati e analisi del monitoraggio vulcanico ai Campi Flegrei nel
corso degli ultimi decenni, durante i quali più volte il vulcano
ha manifestato comportamenti che si discostavano sensibilmente da uno
stato di background (si veda la Fig. 6.1). Durante tali fasi vengono
normalmente attivate procedure di vigilanza straordinaria, durante le
quali si procede ad un’analisi di dettaglio dei parametri che
hanno mostrato delle variazioni, anche con l’ausilio di
strumentazioni aggiuntive e campagne di misura dedicate. In ogni caso
il passaggio a livelli di allerta superiori richiede valutazioni che
possono essere effettuate solo durante la crisi, attraverso un processo
decisionale che dovrebbe coinvolgere esperti in discipline che spaziano
dalla vulcanologia alle scienze sociali, e che includano opportune
valutazioni sui modi, i tempi, e le problematiche specifiche associati
a ciascun intervento operativo corrispondente a ciascun successivo
livello di allerta".
E le esplosioni freatiche? Ne vogliamo parlare?
Il più volte citato studio del 31-12-2012, riportando ciò
che è noto in vulcanologìa, ci dice, al riguardo:
"[...] Laddove la pressione dei fluidi superi la resistenza della
copertura rocciosa, possono
verificarsi fenomeni esplosivi che vengono in vulcanologia definiti
“freatici”, ad indicare che il
componente principale responsabile dell’energia esplosiva
è il vapore acqueo prodotto dalla
vaporizzazione della falda freatica. Le eruzioni freatiche possono
precedere un evento eruttivo [...]. Le esplosioni freatiche possono
essere di scala diversa, da piccoli eventi che producono crateri
metrici a grandi eventi in grado di generare crateri di diverse
centinaia di metri e fino al chilometro di
diametro. Nei casi più energetici le esplosioni possono lanciare
blocchi di roccia fino a distanze
notevoli (da centinaia di metri a chilometri) insieme a grandi
quantità di materiali fini in gran parte
composti da minerali di alterazone (argille e altri minerali prodotti
dall’alterazione idrotermale
superficiale). Oltre al lancio di blocchi di roccia le esplosioni
fratiche possono produrre piccole correnti
di densità piroclastica che si disperdono ad anello intorno alla
bocca (base surge)."
"[...] E’ doveroso segnalare come le esplosioni freatiche possano essere più difficili da prevedere delle
eruzioni prodotte dalla risalita di magma, e il loro verificarsi possa essere del tutto improvviso. In un
numero significativo di casi esse non sono state infatti precedute da alcun fenomeno precursore
rilevabile dalle normali reti di sorveglianza. Non è un caso che un gran numero di incidenti anche
mortali che hanno coinvolto vulcanologi siano stati causati proprio da esplosioni freatiche. Il
sistema della Solfatara-Pisciarelli costituisce il sistema idrotermale più importante dell’area
flegrea e quello
dove possono, con maggiore probabilità, verificarsi fenomenologie esplosive di tipo
freatico in caso di incremento dell’attività idrotermale.
Il consistente aumento di flusso di gas e vapore
verificatosi negli anni passati nell’area dei Pisciarelli rende già oggi possibile che improvvise risalite di
masse di gas (ad esempio in coincidenza con prolungati sciami sismici locali) possano essere
accompagnate/seguite da eventi esplosivi di tipo freatico e da improvvisi rilasci di CO2."
Virgolettiamo il tutto, giusto per evitare qualunque dubbio in merito
circa la provenienza scientifica delle considerazioni, benché ci
siano ben note tali evenienze sulla scorta dei privati studi di
vulcanologìa.
In questo quadro, il Direttore dell'Osservatorio Vesuviano INGV di
Napoli, dr. Giuseppe De Natale ritiene possibile non solo trivellare il
suolo con progetto di cui è Coordinatore ma anche fattibile la
realizzazione di impianti e centrali geotermiche.
Sappiamo che nel dicembre 2014, la Commissione Grandi Rischi ha
ritenuto che per i Flegrei sussistano ancora tutti i presupposti per
rimanere allo stato di "attenzione".
Purtroppo il tema richiedeva un approfondimento articolato e ci
scusiamo per il lettore se l'articolo è risultato pesante e/o
dispersivo.
Ciascuno tragga le proprie considerazioni.
G.D.
Elenco delle fonti:
Studio stato commissionato dal Dipartimento della protezione civile del 31-12-2012(fonte: www.protezionecivile.gov.it)
Il
Vulcanesimo Campano, da rischio a risorsa, Giuseppe De Natale, INGV
Napoli -Città della Scienza, a cura di LUX in FABULA, 3 marzo
2013. (fonte:
www.bradisismoflegreo.it).