La normativa di riferimento ha natura "negoziale" ed è l'accordo
quadro DPC-INGV 2012/2021 stipulato tra Protezione civile ed INGV il 2
febbraio 2012 ed il relativo "Allegato A". (
link a fondo pagina per il download).
Il Dipartimento della Protezione civile (DPC) , che è struttura
della Presidenza del Consiglio dei Ministri, era guidato da Franco
Gabrielli mentre Presidente del Consiglio dei Minsitri era il Prof.
Mario Monti.
Ricordiamo, per grandi linee, che il Dipartimento della protezione
civile
(DPC) è esso stesso espressione del "potere politico" o
"funzione politica" in quanto è struttura della Presidenza del
Consiglio dei Ministri, mentre
l'INGV è per definizione un istituto a carattere puramente
scientifico, o tale dovrebbe essere. L'INGV dovrebbe rappresentare cio'
che la scienza sa sui vulcani, per quello che ci interessa. E questo
sotto tutti i profili. Sappiamo che il consiglio di amministrazione
dell'INGV è, invece, per la maggiornaza dei membri, di nomina
politica. Il CdA dell'INGV nomina
il Direttore dell'Osservatorio Vesuviano.
Ciò detto, veniamo al nocciolo.
L'accordo quadro del 2012 costituisce, ai sensi dell'art.1, "norma di indirizzo circa i rapporti tra il DPC e l'INGV".
In questa sede richiameremo l'attenzione solo su alcuni aspetti
fondamentali. Rimandiamo alla lettura integrale dell'accordo dal quale
emergono molti particolari interessanti. Il primo spunto che si trae
dalla lettura è il seguente:
tutti i dati della sorveglianza del Vesuvio non possono essere
comunicati al pubblico se non vengono trasmessi prima alla Protezione
civile.
All'art. 2.3 è detto che il DPC "coordina le azioni e le
attività tecnico-scientifiche relative alle esigenze di
protezione civile", inoltre, "di comune accordo con l'INGV, stabilisce
le modalità operative ed attuative del presente Accordo-Quadro,
ivi compresa la progammazione delle attività".
Al successivo art.2.5, rubricato "Disponibilità reciproca", in
sostanza l'INGV si obbliga a fornire al Dipartimento tutit i dati,
prodotti, strumenti ed informazioni acquisiti e/o sviluppati dall'INGV
ed anche un'informazione puntuale sulle predette attività.
Veniamo ora all'art.3, dove è detto che "Il presente
Accordo-Quadro disciplina le modalità di svolgimento del
servizio di sorveglianza sismica e vulcanica, la gestione delle banche
dati, la preparazione delle attività tecnico-scientifiche in
emergenza, nonché la formazione, la comunicazione e la
divulgazione". L'articolo rimanda poi ad un allegato A, che abbiamo
scaricato, dove vengono dettagliate le attività con riferimento
alle varie branche di sorveglianza. Con riferimento a quella
vulcanica, le attività riguardano: sistema di condivisione
delle informazioni in tempo reale; bollettini, comunicati e relazioni;
gestione e manutenzione delle reti di monitoraggio; gestione del
personale specialistico e dei relativi mezzi di supporto. Inoltre
è detto pure che le attività riguardano anche la gestione
delle banche dati sismologiche e vulcanologiche ed in particolare:
banche dati reti strumentali; banche dati storiche; banche dati
geologiche; manutenzione, fruibilità, integrazione,
interoperabilità e disseminazione secondo le normative vigenti.
Veniamo al fondamentale art.8, rubricato "Pubblicazione e divulgazione dei dati e risultati".
"Le procedure standard di diffusione dei dati di monitoraggio vengono dettagliate nell'allegato A.
L'INGV si impegna a non diffondere
valutazioni relative a scenari di pericolosità o di rischio,
sismico e vulcanico, senza la preventiva autorizzazione del
Dipartimento, che ha facoltà di considerare riservati alcuni
documenti ed elaborati e di stabilirne le modalità ed i tempi di
eventuale pubblicizzazione".
Prima di passare allegato A, molto interessante, non si può non
evidenziare la portata dirompente, dal punto di vista giuridico, di
questo articolo 8.
Leggiamo che la comunità scientifica è essenzialmente
tenuta in ostaggio dal potere politico. Se l'INGV si obbliga a "non
diffondere" e quindi a tenere segrete valutazioni relative a
scenari di pericolosità di rischio vulcanico, vuol dire che non
esiste libertà di divulgazione. Davvero tutto
così
sconcertante. Per
non parlare del più esplicito carattere
"riservato" (segreto di
Stato?) su alcuni documenti ed elaborati. Addirittura, leggendo
l'articolo si legge che il Dipartimento si riserva di tabilire i tempi
della
eventuale pubblicizzazione. Eventuale!!!
In più parti troviamo
riferimenti a documenti riservati, pagine web ad accesso riservato, e
via dicendo. Alla faccia della trasparenza!!!
Per quanto ci riguarda, questo è
un incubo che si materializza.
Per il tema che ci interessa (il Vesuvio), prendiamo atto
dell'esistenza non celata di un sostanziale segreto di Stato,
mascherato da una "riservatezza" e l'imbavagliamento della
comunità scientifica che non è libera di comunicare ai
cittadini cosa sta accadendo, se, ad esempio, un vulcano sta per
risvegliarsi. DEVE comunicare tutto al Dipartimento (leggi: Governo)
che decide quando, come e, soprattutto, se divulgare la notizia. E si
badi: trattasi di accordo, non di atto impositivo. La Comunità
scientifica si è messa il bavaglio da sola. Come mai?
Ma è legittimo, ci chiediamo, questo accordo-quadro? E'
rispondente alle regole democratiche e dell' ordinamento
giuridico? E perché mai non è intervenuto il Capo
del Governo a porre, come da procedura corretta, il
Segreto di Stato su questa materia?
Facciamo il nostro mea culpa per non aver approfondito e letto nei
tempi debiti questo incredibile accordo-quadro del 2012. Ringrazio la
preziosa collaborazione sul punto di mio fratello Massimo.
A questo punto davvero verrebbe voglia di fermarsi qui. Ma per
rispetto ai cittadini vesuviani che ci seguono ed alle menti "libere"
che ci leggono, vi sottoponiamo alcuni rilievi sull'allegato A, davvero
sconcertanti anche questi.
ALLEGATO A all'accordo-quadro del 2012
Questo allegato è di fondamentale importanza per il tema che ci
interessa. Esso discplina tanti aspetti dei rapporti DPC-INGV, dalla
reciprocità di scambio di informazioni, al dettaglio di cosa e
come pubblicare, agli accessi riservati al DPC, alle pagine web
riservate al DPC contenenti dati in tempo reale, ai database dei dati e
loro gestione e divulgazione. Ma disciplina anche il contenuto dei
bollettini, la frequenza, la tipologia di informazioni che devono
contenere, nonché la tipologia di strumentazioni in dotazione
all'Osservatorio ed agli altri organi dell'INGV. Qui focalizzeremo
ancora una volta l'attenzione sul Vesuvio.
Consigliamo vivamente una lettura integrale dell'allegato.
Qui evidenziamo solo alcuni aspetti, ma ripetiamo, sono tanti quelli di interesse.
In primo luogo
, l'INGV non può pubblicare neanche i bollettini se non li comunica prima al CFC-RV (sarebbe il Centro Funzionale Centrale-Rischio Vulcanico, operante presso il DPC) in base all'art 3.2 pag.8.
All'art. 3.1 (pag.8) notiamo gli obblighi di informazione tempestiva
che l'INGV assume nei confronti del DPC, in tempo rapido ai Comuni,
mentre, con riguardo al pubblico e media, si legge che l'
INGV
si obbliga a ridurre, compatibilmente con le esigenze di protezione
civile (quali?, ci chiediamo!!!), i tempi nel rilascio di informazioni
di interesse generali a questi soggetti "per evitare che una loro
richiesta urgente venga rivolta a soggetti di non competenza".
Cioè: non solo i cittadini (quelli che rischiano la vita, per
intenderci, me compreso!!!) sono l'ultima ruota del carro ma
addirittura il DPC e l'INGV si premurano di fornire comunque qualche
informazione ai media ma non perché ci sia un diritto di sapere,
ma semplicemtente perché i cittadini e media potrebbero, in via
d'urgenza, richiedere informazioni a soggetti di non competenza.
Siamo sbigottiti.
Ma ancora: le linee preferenziali del DPC che si garantisce una pagina
web riservata con tutte le informazioni in tempo reale!!! Un sito
internet di ridondanza (sostitutivo), sms...e ancora...leggere per
credere!
E noi poveri mortali (in ogni senso) che ci sforziamo di ottenere la
pubblicazione dei dati!!! Macché questi dati vanno al DPC che
decide se e quando renderli pubblici. Quel DPC che risponde ai
cittadini nel modo che conosciamo!
All'art. 3.2 pagina 8 e s., viene descritto il
contenuto del bollettino e
la frequenza. Per il Vesuvio esso è mensile (in quando a livello
BASE, per i Flegrei è settimanale perché a livello I) e
deve contenere le valutazioni per ciascuna area di monitoraggio (tra
cui rientra la geochimica).
Dunque, l'Osservatorio sarebbe il
primo inadempiente dell'accordo-quadro su questo punto in quanto omette
la geochimica delle fumarole e dei pozzi monitorati.
E cosa ha fatto il DPC? Alla richiesta di pubblicazione della
geochimica delle fumarole del Vesuvio, invece di farsi carico della
richiesta e richiamare l'Osservatorio al rispetto
dell'accordo-quadro, ha rinviatio i cittadini all'INGV!!!
Incredibile!!!
Altro punto interessante. Proseguendo nella lettura dell'allegato A, si
passa alla disciplina dei database. Tra quelli sismici notiamo che si
menziona
ISIDE,
unico con sistema di catalogazione in automatico disponibile
online, che, a prima lettura, dovrebbe includere tutti i
terremoti del territorio. Sappiamo che quelli del Vesuvio non vengono
pubblicati su tale sistema.
Poi troviamo i database vulcanologici del sistema SPEED WBSM che, si legge, sono riservati al DPC. Con buona pace dei vesuviani.
Ma andiamo ora a pagina 14-15, articolo 5.4 rubricato
"Procedure tecnico-scientifiche in caso di emergenza vulcanica".
Al capoverso 4, pagina 15, leggiamo un qualcosa di sconcertante :
"In
caso di attività vulcanica significativa, che abbia
ripercussioni sulla popolazione e/o l'ambiente che implichino il
coinvolgimento del Servizio di Protezione civile, il DPC contatta
l'INGV e indirizza le attività di immediato e diretto interesse
per il Dipartimento." Cioè? Il DPC dice all'INGV cosa
fare? Indirizza? La Politica indirizza la Comunità scientifica?
Chi non ha competenze scientifiche dice cosa fare a chi ha studiato una
vita quei fenomeni? E glielo dice per attività di
immediato e diretto interesse del Dipartimento, non della poplolazione,
ma del Dipartimento. Diciamo che il periodo è alquanto criptico.
Il DPC contatta l'INGV in caso di attività vulcanica
significativa (un'eruzione rilevante? improvvisa?) che abbia
ripercussioni (?) sulla popolazione. Ci domandiamo: cosa avrebbe da
dire il DPC alla comunità scientifica? Bah, domanda senza
risposta.
Come diceva un mito del cinema "alla faccia del bicarbonato di
sodio"... e questo (il DPC) sarebbe quell'Ente che non ne sa nulla e
rimanda i cittadini all'Osservatorio Vesuviano INGV.
Leggiamo poi, a pagina 16, articolo 6 che
tra i compiti istituzionali dell'INGV vi è anche la formazione e divulgazione.
Ma le sorprese non finiscono qui.
Da pagina 18 in poi, l'
appendice A2, ci descrive in cosa consistono
le reti del monitoraggio vulcanico
e udite udite, roba davvero scioccante, per il Vesuvio esisterebbe una
sola stazione di acquisizione in automatico e continuo dei dati
geochimici di una fumarola mentre ben altra attenzione è
riservata al montioraggio geochimico di vulcani minori come Stromboli
(6 stazioni), Vulcano (14 stazioni). Il Vesuvio ed i Flegrei
addirittura (anche se ci sembra che negli ultimi anni per i Flegrei
siano state installate altre stazioni in continuo) sono a livello di
Pantelleria con una sola stazione. Sappiamo che per il Vesuvio, col
sistema ICARO, è stata installata una telecamera termica
all'infrarosso che monitora le temperature di una zona limitata
dell'interno del cratere. Tuttavia, è davvero sconcertante
leggere che per il vulcano più monitorato al mondo il
monitoraggio geochimico sembri sia così pericolosamente
trascrutato! Stentiamo a credere a quello che leggiamo. Tuttavia, la
cosa conferma, in parte, quanto si leggeva nei bollettini
dell'Osservatorio Vesuviano INGV. Anzi,
si è detto che nei bollettini
viene più volte rimarcata la necessità di scendere fin
giù al cratere per fare rilievi di temperature e composizione
dei gas delle fumarole, facendo dedurre l'inesistenza di strumentazione
idonea ad acquisire in continuo i dati. Non funzionerebbe manco
quell'unica stazione di acquisizione in continuo. Sarà vero?
Proseguendo leggiamo ancora di
altra probabile grave inadempienza da parte del personale dell'Osservatorio Vesuviano INGV su cui non ha avuto nulla da ridire il DPC interpellato dai cittadini.
Orbene, a pagina 21 viene indicata
la frequenza dei campionamenti manuali da eseguire che per il Vesuvio sono i seguenti:
Fumarole bordo cratere e fondo cratere: frequenza mensile.
Campionamenti delle falde (analisi acque pozzi): semestrale (9 pozzi, tra cui Olivella e Castellammare di Stabia)
Cosa fa il DPC? Non vede che l'Osservatorio Vesuviano INGV è
inadempiente e sta violando sistematicamente l'accordo-quadro del 2012?
Come ha fatto a rispondere ai cittadini che hanno richiesto la
geochimica delle fumarole e pozzi del Vesuvio che la richiesta non li
riguarda?
Risposte che non arriveranno mai, temiamo!
Chiudiamo questa nota con un invito:
che
il Presidente del Consiglio, tesserato di un partito che si dice
"democratico", prenda atto di tutto questo ed abbia la decenza di
decretare ilSegreto di Stato su questa faccenda, così, una volta
per tutte, mettiamo la parola fine a questa battaglia per la
legalità che combattiamo da decenni in nome della libertà
e del diritto all'informazione e trasparenza.
E pensare che all'USGS (servizio geologico amerciano) ricercano
cittadini disponibili ad installare stazioni sismiche nelle proprie
case;
pubblicano i dati della geochimica dello Yellowstone, dove vi sono geyser imponenti, in tempo reale su internet.
Ma quella è una democrazia, vera.
Questa è l'Italia, questa la Politica Italiana.
Questo sito web ha da sempre portato
avanti battaglie per la divulgazione. Il gestore, al di la di titoli e
competenze, ha da sempre operato con lo spirito del cittadino esposto a
pericolo continuo e concreto di vita che vuole informarsi ed avere
risposte. A questo punto è minata alle fondamenta la funzione e lo
scopo del sito e non nascondiamo un profondo senso di amarezza per le
scelte operate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, di comune
accordo con la Comunità scientifica rappresentata, per quanto di
competenza, dall'INGV.
08/04/2015
GD
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