VESUVIO:
LA CAMERA MAGMATICA. UBICAZIONE ED IMPLICAZIONI PER FUTURE ERUZIONI. LA
SISMICITA' DEGLI ULTIMI ANNI E LA SEQUENZA DEL 27 NOVEMBRE - 3 DICEMBRE
2018.
14/1/19
by Giuseppe D'Aniello © 2019
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N.B. In questo
articolo riferiremo di studi e pubblicazioni redatte in lingua inglese.
Abbiamo preferito riportare traduzioni più fedeli possibili al
testo originale.
La formattazione del virgolettato è Nostra.
Ci scusiamo per eventuali errori.
Da tempo, in verità da ottobre 2018, meditavamo di dedicare un articolo di approfondimento alla
questione relativa alla camera magmatica del Vesuvio, soprattutto con
riferimento al dato più importante di tutti: a quale
profondità è ubicata?
Ed abbiamo lavorato nel tempo a questo articolo, mettendo insieme varie
fonti, attingendo a tanti articoli, pubblicazioni e studi. Il risultato
è un articolo lungo ma, riteniamo, abbastanza esaustivo. Abbiamo
cercato, come sempre, di semplificare al massimo concetti ostici.
Speriamo di essere riusciti nell'intento. Buona lettura.
Dunque: a quale profondità si trova la camera magmatica del Vesuvio?
La risposta non è così semplice ed immediata come
sembrerebbe ed ha notevoli implicazioni scientifiche e di Protezione
civile, intesa, per Noi, come Prevenzione e non solo soccorso!
Orbene, abbiamo analizzato una decina di studi e pubblicazioni
scientifiche sull'argomento a firma dei più autorevoli
vulcanologi e sismologi dalle più datate (1981) alle più
recenti.
Diciamo subito che è sempre passata l'informazione secondo cui
la camera magmatica si trova a 8km circa di profondità e che tra
0 ed 8km appunto non esista una camera magmatica.
Ma le cose non stanno proprio così, anzi.
Per camera magmatica intendiamo, in questo articolo, qualunque "spazio"
capace di contenere magma e capace, per le dimensioni, di alimentare eruzioni del
Vesuvio.
Fatta questa premessa d'obbligo, visto che qualcuno potrebbe fare il
"perfettino", spinti dalla Nostra sempre presente curiosità, ci
siamo chiesti: ma è proprio vero quello che comunemente si dice
sull'ubicazione della camera magmatica del Vesuvio e cioè che
essa è posta a 8-10km di profondità? Non è proprio così e vi spieghiamo
perché. Lo faremo attingendo a piene mani a diversi studi e
pubblicazioni scientifiche, come detto, di cui vi daremo debito conto a
fine articolo.
Dunque: studi petrologici consolidati
dimostrano che il Vesuvio ha generato eruzioni, molte, moltissime,
alimentate anche da una camera magmatica posta, udite udite, a 3-4km di
profondità (per qualcuno, come diremo di seguito, anche ad 1.5km). Tra queste vi rientrano eruzioni devastanti come
quella di Pollena del 472 dC per molti considerata una vera Pliniana,
per altri una sub-pliniana. Ma vi rientra anche quella del 1631, altra
subpliniana devastante ben nota ai Nostri lettori ed agli addetti ai
lavori. Ma ancora: molte eruzioni dal 1631 all'ultima del 1944 sono
state alimentate da questa camera magmatica posta a 3-4km di
profondità. Sul punto vi sono abbondanti e concordi studi.
Iniziamo col più vetusto che abbiamo analizzato, datato 1981 a
firma, tra gli altri, del prof. Franco Barberi (1) dove si legge che
"La combinazione di tutti i dati indica che le due eruzioni Pliniane
sono state alimentate da una camera magmatica (profonda 3-4 km) con un
volume di ca. 2.0-2.5 km3". Nello studio si precisa che non vi è
evidenza della esistenza di questa camera prima dell'eruzione del 79dC.
Ma a Noi interessa, ovviamente il dato importante cui si giunse
già nel 1981 sulla base di studi petrologici.
Arriviamo al 2008 quando, sotto
la Presidenza INGV del compianto prof. Enzo Boschi, con uno studio
pubblicato sulla prestigiosissima rivista Nature, il prof. Raffaello
Cioni di INGV sez. Pisa, il prof. Scaillet ed altri (2), procedendo con
un'analisi petrologica sui prodotti eruttati e sulle pressioni dedotte
su materiali analizzati, giungono praticamente ad una conclusione
simile: l'eruzione di Pollena del 472 dC è stata alimentata da
una camera magmatica superficiale situata a 3-4km, mentre quella del
79dC è stata alimentata direttamente da quella più
profonda situata a circa 8km. Ma eccovi la Nostra traduzione di
alcuni stralci dello studio dove si legge: "Utilizzando equilibri
di fase sperimentali, eseguiti su materiale dai quattro principali
eventi esplosivi al Vesuvio, mostriamo qui i serbatoi che alimentavano
l'attività eruttiva è migrata da 7-8 km a 3-4 km di
profondità tra gli eventi del 79 d.C. (Pompei) e quella
del 472 d.C. (Pollena)." Quanto alle eruzioni dal 1631 compreso e
fino all'ultima, sebbene vi sia evidenza che l'eruzione venga preceduta
dall'arrivo di magma da circa 8km di profondità, sembra chiaro che poi questo magma
ristagni e cristallizzi ad una profondità non inferiore a 3km.
Quindi ancora una volta vi è evidenza petrologica che a 3-4 Km o
anche un po' meno di 3km, vi è una camera magmatica che ha
alimentato le recenti eruzioni del vulcano. Ecco cosa leggiamo nello
studio: "In due delle più grandi eruzioni di questo periodo, nel
1906 e nel 1944 5, 7, 26, si sciolgono inclusioni in olivina e diopside
testimoniano l'arrivo di lotti di maf magma profondo (pressioni> 300
MPa; rif 5,7) prima dell'eruzione. Clinopirosseno salito e leucite i
fenocristalli ospitano inclusioni allo stato fuso con contenuto di H2O
che supera appena l'1% in peso e non CO2, cedendo le pressioni di
intrappolamento nell'intervallo 50-80 MPa (riferimento 7) che lo
suggeriscono la cristallizzazione si è verificata in un
giacimento non più profondo di 3 km."
Nel 2013, un altro studio (3) pubblicato nel 2013 su Annals of
Geophisics a firma di Cioni ed altri, conferma, dopo ulteriori
approfodimenti, le conclusioni dello studio del 2008 e suggerisce anche
una possibile lettura della sismicità registrata al Vesuvio
prima del 79dC (eruzione di Pompei) e quella successiva fino ai giorni
Nostri. Forti terremoti con scarsa frequenza di accadimento prima
dell'eruzione di Pompei sarebbero giustificati dalla mancanza di una
camera magmatica superficiale (3-4km), mentre molti terremoti ma di
bassa energia caratterizzanti la sismicità del Vesuvio dal 79dC
fino ad oggi, troverebbero la loro giustificazione nella presenza di
una camera magmatica superficiale.
Abbiamo ancora analizzato uno studio del 2016 dedicato proprio allo studio del magma e prodotti eruttati durante l'eruzione iniziata il 16 dicembre del 1631 e quindi alla dislocazione della camera magmatica. Lo studio è a firma di Stoppa ed altri (4)
ed è stato pubblicato su Open Geoscience. L'indagine condotta
è stata sempre di tipo petrologico e porta alla
conclusione che i prodotti eruttati durante quella eruzione dimostrano
chiaramente l'esistenza di una camera magmatica stratificata con bacini a 8-10 km e ad 1.5km circa.
Ecco cosa si legge nello studio: "Una
camera superficiale a bassa pressione situata circa 1,5 km sotto il
vulcano è coerente con il crollo della caldera del cono
principale del Vesuvio verificatosi in seguito alla fase delle nubi
ardenti dell'eruzione del 1631 [13] ed è confermata dal
confronto della natura e della distribuzione dei gruppi di "lithic
clast" all'interno dei depositi del 1631 e della sequenza stratigrafica
sotto il vulcano [48]. L'intensa sismicità verificatasi dal 19
novembre al 16 dicembre si è limitata ai villaggi che circondano
il vulcano e questo si adatta molto bene ad una sorgente superficiale."
Quindi, secondo lo studio, l'eruzione sarebbe compatibile con l'arrivo
di magmi profondi (circa 20km) in una camera magmatica posta ad
8-10 km. Si sarebbe poi formata (o riempita?, ndr) un'ulteriore camera
magmatica molto superficiale a circa 1.5km di profondità.
Ma eccovi una rappresentazione grafica di quanto detto (grafico tratto dallo studio in parola):
Giunti a questo punto, omettiamo di riferirvi di altri studi
petrologici che confermano quanto sopra detto e vi diciamo: no, non
esiste alcuna camera magmatica a 3-4km di profondità.
Ma come?
Ricordate cosa intendiamo qui per camera magmatica: un serbatoio idoneo ad alimentare eruzioni contenente magma.
Orbene, secondo altri studi, le cose stanno in maniera differente,
almeno in parte. A conforto di questi studi alcune indagini
tomografiche, sismiche e geochimiche. Si tratta quindi di un approccio
e metodo di indagine completamente differente e che analizza la situazione attuale del vulcano.
Ma andiamo con ordine.
Dopo il famoso esperimento TOMOVES 96, che ricordiamo perfettamente
perché una delle esplosioni dell'esperimento avvenne proprio nei
pressi della Nostra abitazione provocando un notevole sussulto, si è detto
e scritto tanto. Nuove indagini di tomografia sismica sono state
condotte in questi anni "sfruttando" i terremoti che si verificano al
Vesuvio. Per non complicare il discorso, diciamo che con questa tecnica
si utilizzano le onde sismiche generate dai terremoti per comprendere,
in base ai tempi di arrivo ed altre analisi, la struttura sottostante
il vulcano.
Nel solco di questa letteratura scientifica, figurano i nomi
dell'attuale Direttrice dell'Osservatorio Vesuviano, dr.ssa Francesca
Bianco e di altri vulcanologi in forza ad INGV OV.
Ma a quali conclusioni giungono queste indagini?
Orbene, abbiamo letto approfonditamente alcuni studi sul punto e la
conclusione cui giungono è che non esiste alcuna camera
magmatica a 3-4km di profondità mentre è dato per certo
un grande serbatoio magmatico posto a 8-10km sotto il vulcano (fatto,
aggiungiamo, in buona parte già noto).
Ma andiamo nel dettaglio.
Le tomografie sismiche ed analisi geochimiche riportate in uno studio
del 2012, pubblicato nel 2013 su Annals of Geophysics, a firma, tra gli
altri, della dr.ssa Bianco e del dr. Giovanni Chiodini (5)-(6),
mostrano anomalìe di velocità da 1 a 3 km di
profondità. Ma questa anomalìa viene attribuita non alla
esistenza di una camera magmatica ma del sistema idrotermale del
vulcano che intorno ai 3-4km avrebbe un temperatura di circa 400-450
gradi. La tomografia sismica eseguita ha una risoluzione di 500 metri:
non si evidenziano camere magmatiche quindi superiori a tale misura. Ma
le analisi sismiche, in questo studio, vengono comparate con quelle
geochimiche e le conclusioni cui giunge lo studio sono le seguenti
(traduzione Nostra):
"4. Osservazioni conclusive
Questo documento rivede i precedenti risultati tomografici e
caratteristiche geochimiche, interpretandole in un'unica cornice che
mette in luce nuove funzionalità che non erano focalizzate nei
precedenti articoli su questo argomento. Nuove immagini della struttura
geologica nei primi 5 km sotto il Vesuvio confermano, come
descritto in De Siena et al. [2009], che le zone Q alte quasi
coincidono con l'alta velocità zone, favorendo eventualmente un
più multidisciplinare interpretazioni. Evidenze geochimiche,
schematizzate in facili sketch sono state quindi confrontate con
immagini sismiche di tomografia e i dettagli di questo confronto
portano alle seguenti nuove conclusioni:
1) un volume rock Vp velocity basso e uno Swave anomalia totale-Q,
situata approssimativamente nella stessa zona, può essere
associato alla temperatura relativamente alta fluidi del sistema
idrotermale del Vesuvio;
2) le zone con alta probabilità di terremoti è praticamente coincidente con la falda acquifera;
3) considerazioni geochimiche sull'aumento della fumarolica CO2 / CH4 che accompagnò il
terremoto di magnitudo più grande (M = 3.6) del 9 ottobre, 1999,
indicano che è abbastanza realistico che un'iniezione di fluidi
magmatici profondi potrebbero aver innescato la sismicità
in quel periodo.
È anche interessante notare che l'idea (già discusso da
Caliro et al. [2011]) che la diminuzione della temperatura fumarole (da
600 gradi nel gli anni cinquanta fino al punto di ebollizione
dell'acqua oggi) è rigorosamente associato al raffreddamento a
freddo delle acque sotterranee del corpo del magma residuo, è
chiaramente confermato nel quadro della struttura geologica
schematizzata nel presente studio."
Nello studio viene utilizzato il catalogo OVO e per gli ipocentri
(profondità) degli eventi più energetici un database
denominato GEOVES, tenuto dall'Osservattorio Vesuviano. Siamo giunti a
tale conclusione analizzando un altro studio coevo sempre a firma della
dr.ssa Bianco dedicato alla sola tomografia sismica. Poiché
nello studio vengono visualizzate le profondità di eventi con md
tra 2.5 a 3.6 e vengono riportate come concentrate tra i 2-3km, abbiamo
provato ad accedere al database. Niente. Incredibilmente è ad
accesso riservato. Provare per credere: link al database GEOVES.
Ora, nello studio multidisciplinare, viene mostrato un grafico a
sostegno della tesi sostenuta secondo cui dagli anni 70 circa il
sistema idrotermale sarebbe stato la causa della sismicità del
Vesuvio registrata a quelle profondità. Eccovi il grafico
(fig.5, pag.5 studio cit.):
Ora, nello studio viene anche mostrato un altro grafico che mostra come
l'anomalìa nel rapporto CO2/CH4 (anidride carbonica/metano)
avutasi dopo la grande crisi del 1999-2000 alla fumarola FC2 di fondo
cratere, dimostrerebbe che la risalita di magma sia stata proprio la
causa di quella crisi sismica. Da valori base di 1500, il rapporto
CO2/CH4 salì fino ad un picco di 3000 (raddoppio) nel 2002;
valori anomali sono considerati anche quelli intorno o poco sotto i 2000. Il
grafico mostra come dal 2003-4 in poi quei valori sono tornati a
scendere fino a raggiungere di nuovo valori intorno ai 1500.
Eccovi il grafico tratto dallo studio (fig.6, pag.5 studio cit.):
Bene.
Lo studio è del 2012 e a quella data si fermano i valori
mostrati. Ma cosa è accaduto da allora? Cioè, siamo
sempre a valori bassi di 1500?
Sorpresa.
Abbiamo il grafico del rapporto CO2/CH4 aggiornato all'agosto 2018 e ve
lo proponiamo evidenziando bene i valori. La Nostra fonte, udite udite,
è il bollettino mensile INGV OV di agosto 2018. A partire da ottobre 2018 non
viene più pubblicato quel grafico sostituito da quello relativo
ai dati della stazione automatica FLXOV7.
Eccovi il grafico precedente su cui abbiamo riportato i valori raggiunti dal rapporto CO2/CH4 all'agosto 2018:
I valori mostrano chiaramente come dal 2014 sia in atto un aumento del
rapporto anzidetto che ha ormai raggiunto i valori medi delle
anomalìe relative al periodo 2000-2003. Difatti, fino a qualche bollettino fa, veniva precisato quanto segue: "Va comunque segnalato che nei campioni degli ultimi anni si registra un lieve aumento del
rapporto CO2/CH4 ed He/CO2, rispetto ai valori più bassi raggiunti nel periodo 2009-2010,
che potrebbe essere legato ad un aumento nella frazione di fluidi ossidanti (magmatici?)." (bollettino gennaio 2018, pag.10).
Difatti nello studio Bianco-Chiodini che stiamo analizzando, a proposito del rapporto CO2/CH4 si legge: "Il
rapporto CO2 / CH4 è un buon tracciante di iniezione di fluidi
magmatici nei sistemi idrotermali situati in vulcani attivi [Chiodini 2009]. Infatti,
la concentrazione di CO2 aumenta a causa del più alto contenuto
della componente magmatica rispetto a quella idrotermale.
CH4, che ha origine all'interno del sistema idrotermale, può
essere abbassato entrambi dalla diluizione e dalle condizioni
più transitorie ossidanti probabilmente causate dall'arrivo di
SO2 nell'ambiente idrotermale. Questo comportamento opposto provoca
rapidi aumenti della CO2 fumogena / CH4".
Dunque, i dati geochimici, in accordo con la notevole sismicità
(di cui molta a bassa energia) che si registra dal 2014, indicano
l'arrivo di fluidi magmatici nel sistema idrotermale? Anche se fosse,
precisiamo, è del tutto "normale" nella dinamica di un vulcano
attivo (anche se quiescente) come il Vesuvio. Quello che qui ci preme
sottolineare è che l'aumento di microsismicità potrebbe
quindi avere una causa proprio in questo. Ma si tratta di una Nostra
possibile lettura dei dati registrati dalle reti di monitoraggio.
Ricordiamo ancora un dato: il numero di terremoti e la somma delle
magnitudo sono in chiaro aumento dal 2014, appunto (dati staz. BKE - pagina grafici).
Nostro grafico sismicità dal 2000
Nostro grafico somma magnitudo dal 2000
Non vogliamo destare alcun allarmismo, qui si discute di dati scientifici e di confronto tra essi.
La sequenza sismica del 27 novembre 2018 - 3 dicembre 2018
iniziata con eventi a bassa frequenza a circa 3km di profondità
(così evidenti non ricordiamo di averli mai visti sui
sismogrammi) e proseguita con eventi VT energetici e di nuovo LF il 1
dicembre, va studiata approfonditamente e non lasciata passare così, come altri sciami passati.
Speriamo che i ricercatori siano al lavoro per capire cosa ha causato
quella sequenza. Un movimento "autonomo" della falda? Crediamo
sinceramente sia inverosimile. Un input magmatico profondo spintosi
fino ai 2-3km che ha "surriscaldato" la falda (ammesso che le cose
stiano così a 3-4km)? Se a 3-4 km gli studi petrologici ci
dicono che negli ultimi 1500 anni c'è stata una camera magmatica
che ha alimentato le eruzioni del Vesuvio ed anche quella del 1944,
possibile che il sistema idrotermale ex se
sia l'unico responsabile della sismcità del Vesuvio registrata a
quelle profondità? Crediamo di no e nello studio citato
Bianco-Chiodini viene anche detto che :"The
zone where the hydrothermal system is space-confined possibly hosted
the residual magma erupted by Mt. Vesuvius during the recent eruptions,
and is the site where most of the seismic energy release has occurred
since the last 1944 eruption." In pratica non si esclude la presenza di magma residuale dell'ultima eruzione proprio nell'area del sistema idrotermale.
L'acqua da sola non si scalda e non si muove; per generare una sequenza
come quella del 27 nov- 3 dic 2018 c'è bisogno di una certa
energìa capace di generare quel numero e tipo di terremoti. La
presenza poi di eventi LF a bassa frequenza conferma il coinvolgimento
diretto/indiretto di magma o del sistema acquifero o di entrambi quale
causa di quella sequenza. Nei bollettini di novembre e dicembre 2018, a
Nostro avviso, INGV OV quando analizza gli eventi LF della sequenza non
ne indica la causa limitandosi a dire: "Le caratteristiche dei segnali sono tali che non consentono localizzazioni affidabili con le tecniche
convenzionali. L’analisi delle forme d’onda alle varie stazioni permette, comunque, di individuare
come zona di accadimento l’area craterica e una profondità stimabile intorno ai 3 km.
Questo tipo di segnali, per quanto raramente, è già stato registrato in passato al Vesuvio e
potrebbe essere associabile a meccanismi di frattura in volumi focali dalle diverse proprietà
meccaniche (La Rocca e Galluzzo, 2016)."
Abbiamo già chiarito il Nostro punto di vista sulla vicenda e rimandiamo a quanto già detto (Nostra analisi dettagliata sequenza sismica).
Vi diamo conto ora di quanto abbiamo letto in un altro studio di tomografia sismica a firma del dr. Paolo Capuano ed altri pubblicato su Annals of Geophysics nel giugno 2013 (7).
Il metodo utilizzato è, semplificando al massimo, sempre
quello dell'analisi delle onde sismiche. Quindi, come per gli altri
studi di tomografia sismica, si deduce, da questa analisi, la probabile
struttura profonda del vulcano. Ecco cosa leggiamo nello studio: "La
sismicità locale ricollocata sembra estendersi fino a 5 km
di profondità sotto il cratere centrale, distribuita in due
grappoli e separati da una regione Vp alta
anomala posizionata a circa 1 km di profondità. Una zona
con un alto rapporto Vp / Vs negli strati superiori è
interpretato come prodotto dalla presenza di una circolazione fluida
intensa alternativamente all'interpretazione in termini di una piccola
camera magmatica ricavata da studi petrologici. In questa zona meno
profonda la sismicità ha il minimo energia, mentre la maggior
parte dei terremoti di alta energia (fino a Magnitudo 3.6) si
verificano nel cluster situato a maggiore profondità."
Continua lo studio: "I risultati della tomografia, recuperati distribuzione della densità, e il modello di sismicità trasferita escludono la presenza di significativi bacini magmatici poco profondi vicino al condotto centrale. Questi dovrebbero
trovarsi a una profondità superiore a quella della base del
volume dell'ipocentro (dei terremoti), come evidenziato da studi
precedenti".
Molto più realisticamente ci sembra che nello studio si adotti un linguaggio opportuno: si esclude la presenza di "significativi" bacini magmatici superficiali che invece "dovrebbero" trovarsi ad una profondità superiore a quella degli ipocentri dei terremoti.
Nello studio sono stati selezionati 600 terremoti dal 1987 al 2001 con
chiare letture delle fasi P ed S. Non complichiamo il discorso e
riportiamo un grafico che mostra i risultati così commentati
dagli autori:
"Abbiamo trovato prove di rilevanti
variazioni verticali e laterali della velocità dell'onda P
nei 5 km superiori, ovvero la regione attraversato da attività
sismica (Figura 6). Gli ipocentri sono divisi in due gruppi e
concentrati in un piccolo cilindro, estendendosi lateralmente circa 1
km e verticalmente dalla superficie in basso ad una profondità
di 5 km. Due corpi ad alta velocità sono chiaramente visibili:
il primo si trova sotto il crateri ed esteso da il livello del mare ad
una profondità di 1 km, appena sopra una bassa velocità
regione, estesa per circa 2 km in profondità. Il secondo si
trova nella direzione sud, ad indicare probabilmente un'alta
concentrazione di dicchi, in connessione con la superficie con la
più ampia distribuzione di eruzione laterale prese d'aria
presenti in questo settore. A una profondità variabile da 1,5 a
2,5 km sotto il vulcano, è possibile delineare uno strato ad
alta velocità che ben si adatta alla parte superiore del calcare
seminterrato già evidenziato dalla gravimetria e da studi di
riflessione sismica e dai dati di un profondo pozzo di
perforazione [Cassano e La Torre 1987, Di Maio et al. 1997]."
Rappresentazione tomografia sismica Vesuvio (fig. 6a, pag.8 studio cit.):
Conclusioni
Volendo quindi cercare di trovare un punto di accordo tra i vari studi,
ci è sembrato di comprendere alcuni punti chiave che così
possiamo riassumere:
a) per gli studi petrologici è esistita al Vesuvio una camera
magmatica superficiale posta a circa 3km ( ma anche 1.5 km per Stoppa
ed altri cit.) che ha alimentato molte eruzioni, anche recenti ed anche
molto intense, tipo quella di Pollena del 472 dC, quella del 1631 e
quelle del 1906 e 1944 (ultima);
b) gli studi di tomografia sismica ipotizzano che attualmente non
esista alcuna camera magmatica a 3km o meno. Esiste un'anomalìa
rilevata tra i 3 e 4 km che però viene attribuita alla presenza
di un sistema idrotermale profondo. Secondo Bianco, Chiodini ed altri
questo sistema idrotermale a partire dalla metà degli anni 70
causa la sismcità registrata al Vesuvio. Non si esclude,
tuttavia, la presenza di residui magmatici dell'eruzione del 1944
minori a 3-4km di profondità.
c) per tutti gli studi esiste una camera magmatica a circa 8km di
profondità che ha alimentato direttamente l'eruzione del 79dC
che distrusse Pompei.
Ma perché è importante capire dove è ubicata la
camera magmatica attualmente? Lo è perché, come abbiamo
giù evidenziato in altri articoli, l'approssimarsi di
un'eruzione al Vesuvio potrebbe avere precursori differenti a seconda
della profondità della camera. Paradossalmente ai non addetti ai
lavori potrebbe apparire positivo che il magma ristagni più in
profondità e quindi ad 8km invece che a 2-3km. Ma le cose non
stanno proprio così perché se assumiamo per certa
l'inesistenza di magma a 2-3km (ma certezza deterministica non
c'è) e di una camera magmatica attualmente estesa sotto il
vulcano a quella profondità, questo potrebbe voler anche dire
che i precursori sismici potrebbero essere più violenti anche se
più di lungo periodo (sempre in termini probabilistici).
Concludiamo augurandoci che la ricerca possa perfezionare sempre di
più le metodiche di investigazione del sottosuolo che possono
essere solo deduttive.
Per eventuali osservazioni o per segnalare imprecisioni o altro è possibile contattarci alla mail giuseppe.dan@libero.it.
Un saluto a tutti
14/01/2019
Giuseppe D'Aniello, Boscoreale (NA)
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Bibliografia
(1) The somma-vesuvius magma chamber: a petrological and volcanological approach
F. Barberi H. Bizouard R. Clocchiatti N. Metrich R. Santacroce A. Sbrana
Publisced in Bulletin Volcanologique September 1981, Volume 44, Issue 3, pp 295–315
(2) Upward migration of Vesuvius magma chamber over the past 20,000 years
B. Scaillet M. Pichavant & R. Cioni
Published in "Nature 455, 11 septembre (2008) 216-219
(3) The 2nd to
4th century explosive activity of Vesuvius: new data on the timing of
the upward migration of the post-A.D. 79 magma chamber
Raffaello Cioni1,Claudia D’Oriano, Antonella Bertagnini, Daniele Andronico
Publisced in ANNALS OF GEOPHYSICS, 56, 4, 2013
(4) Magma evolution inside the 1631 Vesuvius magma chamber and eruption triggering
Francesco Stoppa, Claudia Principe, Mariangela Schiazza, Yu Liu, Paola Giosa, and Sergio
Crocetti
Publisced in Open Geoscience 2017; 9:24–52
(5) New
insights into Mt. Vesuvius hydrothermal system and its dynamic based on
a critical review of seismic tomography and geochemical features
Edoardo Del Pezzo, Giovanni Chiodini, Stefano Caliro, Francesca Bianco, Rosario Avino
Publisced in ANNALS OF GEOPHYSICS, 56, 4, 2013, S0444
(6) Inside Mt. Vesuvius: a new method to look at the seismic (velocity and attenuation) tomographic imaging
Edoardo Del Pezzo, Francesca Bianco
Publisced in ANNALS OF GEOPHYSICS, 56, 4, 2013, S0443
(7) P-wave velocity and density structure beneath Mt. Vesuvius: a magma body in the upper edifice?
Paolo Capuano, Guido Russo, Roberto Scarpa
Publisced in ANNALS OF GEOPHYSICS, 56, 4, 2013