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STUDIO SHOCK SU "NATURE": LA VELOCITA' DI PROPAGAZIONE DELLE ONDE SISMICHE NON  SAREBBE INFLUENZATA DALLA PRESENZA DI ACQUA - NOTEVOLI IMPLICAZIONI PER LA VULCANOLOGIA
16/3/18
© 2018 - Tutti i diritti relativi alle news sono riservati. Vietata la riproduzione. Obbligatorio citare la fonte per esteso come segue:
"METEOVESUVIO - http://meteovesuvio.altervista.org - Avv. Giuseppe D'Aniello"


Un articolo "shock" pubblicato il 14 Marzo sulla rivista "Nature".
Non abbiamo altri modi per definire quanto riportato dalla testata "Focus" che ha ripreso i risultati di una ricerca scientifica pubblicata su Nature.
Qui il link all'articolo Focus e qui link diretto alla pubblicazione scientifica.

In parole molto semplici è stato dimostrato scientificamente che le onde sismiche sono indifferenti all'acqua e quindi le variazioni della loro velocità di propagazione non indicano la presenza di falde o serbatoi di acqua o rocce intrise di acqua.

La conseguenza dal punto di vista che ci interessa è devastante.

La velocità di propagazione delle onde sismiche dalla fonte sorgente di un terremoto alla superficie viene utilizzata per determinare la composizione del sottosuolo ed una loro diminuzione era associata alla presenza di acqua o altri liquidi (magma liquido). Il famoso esperimento TOMOVES che riguardò il Vesuvio nel 1996, ad esempio, si basava anche su questo fondamento scientifico. L'esperimento era diretto ad individuare possibili camere magmatiche superficiali proprio studiando i tempi di arrivo e le velocità di propagazione delle onde sismiche (P, S, trasversali, etc.). Ma il metodo è ampiamente utilizzato dai vulcanologi per individuare la presenza di camere più o meno superficiali al di sotto dei vulcani.

Ora, come chiarito nell'articolo apparso su Focus: "Perché là dove una diminuzione di velocità delle onde sismiche era finora interpretata come presenza di acqua, indicherebbe in realtà la presenza di magma liquido, che è cosa ben diversa."
Molto, ma molto diversa, aggiungiamo.

Se così è, col beneficio del dubbio,  allora al Vesuvio a 2-4km di profondità esisterebbe una camera magmatica intermedia con del magma liquido e non un sistema acquifero. La cosa cambierebbe completamente gli scenari e l'interpretazione di tutta una serie di dati del monitoraggio. Ovviamente si tratta di comprendere cosa accadrà ora nella comunità scientifica e se arriveranno "smentite" a questo studio.

Appena possibile ritorneremo con un approfondimento specifico.

Daremo conto di eventuali contributi che dovvessero pervenirci.

GD