15/1/17 SCIAME SISMICO AREA VULCANICA "COLLI ALBANI" - ROMA - STUDIO DEL LUGLIO 2016 INGV - COSA STA ACCADENDO - NUOVO SISMOGRAMMA LIVE
Da circa 24 ore è in atto uno sciame sismico nell'area vulcanica dei "Colli Albani", alle porte di Roma.
Prima di tutto riportiamo un articolo pubblicato
da INGV Comunicazione nel luglio 2016 che evidenziava i risultati di
uno studio multidiscpilinare dal quale risultava un inizio di risveglio
dell'area vulcanica di lunghissimo periodo.
"I Colli Albani, area vulcanica alle porte di Roma, inizia a dare segni di un futuro risveglio". Così esordisce l'articolo pubblicato sul sito INGV Comunicazione del 19/07/2016.
Lo studio citato da INGV, è del prof.Marra et.al Assessing
the volcanic hazard for Rome: 40Ar/39Ar and In-SAR constraints on the
most recent eruptive activity and present-day uplift at Colli Albani
Volcanic District, condotto da un team di ricercatori dell'Istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), in collaborazione con il
Dipartimento di Scienze Geologiche - “Sapienza”
Università di Roma, Istituto di Geologia Ambientale e
Geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IGAG-CNR), e
Laboratorio di Geocronologia dell'Università di Madison.
In pratica, i dati disponibili esaminati dai ricercatori e studiosi
facevano emergere (alla data di pubblicazione della news) un quadro di
un probabile futuro risveglio dell'area vulcanica a distanza di migliaia di anni.
L'ultimo periodo di grandi eruzioni è
risalente a circa 36mila anni fa. Non mancano, tuttavia, notizie (di
cui però non si ha riscontro scientifico) di eruzioni molto
più recenti addirittura collocabili dal VI al III secolo
a.C..
I dati raccolti dagli studiosi (sollevamento
suolo in primis ad un tasso di circa 2-3 millimetri all'anno negli
ultimi 20 anni) mostravano come fosse in atto una fase di probabile
accumulo di magma tra i 5 e 10 km di profondità nell'area dei
colli. Il sollevamento è molto più accentuato nell'area
Lago di Albano - Ariccia - Nemi.
Di seguito sismogramma stazione sismica Ariccia aggiornata a ieri sera
con Nostra evidenziazione in giallo dei terremoti catalogati da
INGV CNT e di altri probabili eventi:
Alle ore 22.48.33 sec. circa, ora locale, è stato registrato un
ulteriore terremoto con mtd 2.4, 10 km di profondità, sempre con
epicentro zona lago Albano-Nemi. L'evento non è visibile sul
tracciato poiché quest'ultimo è antecedente come orario.
L'ultima sequenza sismica rilevante ai Colli si è avuta nel
periodo 1989/1990 quando furono registrati circa 3mila
terremoti. Ne furono localizzati circa 1.100 e la magnitudo
massima raggiunse i 4 gradi sulla scala Richter. La zona interessata
dalla sequenza era quella ad ovest della grande caldera
(Albano-Ariccia-Nemi, per intenderci) e si estendeva per circa 8km. La
profondità degli eventi, in base alle strumentazioni e dati
allora disponibili, venne calcolata tra i 3 e 7 km. La zona della
sequenza coincise con quella dove si manifestò, storicamente,
l'ultima attività freato-magmatica del vulcano.
Vi mostriamo ora anche una tabella con le sequenze/sciami piu significativi che hanno interessato l'area (dati tratti da Amato et. al ING 1992, Lo sciame sismico dei Colli Albani del 1989-1990):
Ma eccovi una interessante mappa tratta dallo studio Marra et al. 2016
in cui si nota la grande caldera dei Colli Albani
(Tuscolano-Artemisia), il tasso di sollevamento rilevato nelle
rispettive aree, oltre ad una rappresentazione geologica dell'area:
Ora ci troviamo di fronte a questo sciame e ci attendiamo un comunicato ufficiale INGV che faccia chiarezza.
I dati di cui disponiamo sul sito INGV CNT mostrano uno sciame di
alcuni eventi di magnitudo tra i 2 e 2.5 e profondità a
10km con epicentro nell'area vulcanica (Lago Albano - Lago Nemi).
Questa area (Albano-Nemi-Ariccia) è anche quella interessata dal
maggior sollevamento del suolo.
In esclusiva introduciamo il sismogramma della stazione sismica di Ariccia
pubblicato dal portale www.meteoariccia.it. Ci sembra di poter scorgere
ulteriori eventi minori di cui non vi è traccia nelle
catalogazioni sul portale INGV CNT. Tuttavia non conosciamo il
comportamento di questo sismografo e l'eventuale incidenza di cause
esterne.
Per chi vuole approfondire rimettiamo di seguito alcuni articoli. Il primo è il comunciato integrale pubblicato sul sito INGV Comunicazione il 19/7/2016 (qui link al sito INGV):
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L'area
vulcanica dei Colli Albani, alle porte di Roma, rimasta in assoluto
stato di quiete da 36.000 anni a questa parte - nonostante miti e
leggende che hanno accreditato eruzioni fino in epoca romana - è
attiva e a diversi chilometri di profondità si sta accumulando
nuovo magma, facendo presagire un risveglio tra migliaia di anni. A
sostenerlo, uno studio firmato INGV, Sapienza Università di
Roma, CNR e Università di Madison, pubblicato su Geophysical
Research Letters
I Colli Albani, l'area
vulcanica alle porte di Roma, inizia a dare segni di un futuro
risveglio. A stabilirlo, uno studio multidisciplinare Assessing the
volcanic hazard for Rome: 40Ar/39Ar and In-SAR constraints on the most
recent eruptive activity and present-day uplift at Colli Albani
Volcanic District, condotto da un team di ricercatori dell'Istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), in collaborazione con il
Dipartimento di Scienze Geologiche - “Sapienza”
Università di Roma, Istituto di Geologia Ambientale e
Geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IGAG-CNR), e
Laboratorio di Geocronologia dell'Università di Madison, che ha
permesso di ricostruire la storia delle eruzioni avvenute da 600.000
anni fa a oggi nel distretto vulcanico dei Colli Albani, assieme a
quella delle deformazioni della crosta terrestre che hanno accompagnato
nel tempo la sua evoluzione.
“Il risultato
sorprendente”, afferma Fabrizio Marra, ricercatore
dell’INGV, “è che non solo il vulcano è
tutt'altro che estinto, ma ha appena iniziato un nuovo ciclo di
alimentazione delle camere magmatiche che potrebbe portarlo nel
prossimo millennio, da uno stato dormiente a quello di risveglio. Da
qui la necessità di monitorare sin da oggi quest'area
vulcanica”.
Gli elementi emersi dallo
studio sono molteplici, legati a diversi indicatori geofisici, tutti
convergenti nell'indicare che l'area vulcanica è attiva e che a
diversi chilometri di profondità si sta accumulando nuovo magma.
“In quanto tempo
questo magma potrebbe trovare una via di risalita e dar luogo a
un'eruzione è difficile da stabilire con precisione, quello che
è certo è che i tempi fisici per cui ciò possa
avvenire sono alla scala delle diverse migliaia di anni. Tutt'altra
storia rispetto al Vesuvio, dove le eruzioni sono avvenute in tempi
storici e i tempi di ritorno dell'attività vulcanica sono
dell'ordine delle decine e delle centinaia di anni: ai Colli Albani
tutto procede con tempi delle migliaia e delle decine di migliaia di
anni. A cominciare dai tempi di ritorno delle eruzioni”, prosegue
Marra.
Lungo
tutto il periodo di attività, indipendentemente dalla grandezza
dei singoli aventi, le eruzioni ai Colli Albani sono avvenute con cicli
molto regolari di circa 40.000 anni, separati da periodi di
pressoché assoluta quiescenza.
“A partire da 600mila
anni fa”, spiega il ricercatore dell’INGV, “ci sono
stati 11 di questi cicli eruttivi. L'ultimo, avvenuto al Cratere di
Albano, è iniziato proprio 41.000 anni fa ed è terminato
intorno a 36.000 anni. Questo vuol dire che il tempo trascorso
dall'ultima eruzione è dello stesso ordine dei tempi di ritorno:
quindi il vulcano deve considerarsi attivo e pronto per un nuovo futuro
risveglio”.
I ricercatori hanno inoltre
accertato che nel periodo di attività più recente, a
partire da 100.000 anni fa, i tempi di ritorno si sono leggermente
accorciati e sono stati dell'ordine di 30.000 anni. L'area in cui sono
avvenute tutte le eruzioni più recenti è concentrata in
un settore allungato in direzione nord-sud e comprende i crateri di
Ariccia (200 mila anni), Nemi (150 mila anni), Valle Marciana (100 mila
anni), Albano (due cicli a 69 mila e 41-36 mila anni), e il cono
vulcanico di Monte Due Torri (40 mila anni).
“Tale settore
corrisponde esattamente a un’area in cui le osservazioni di
telemetria satellitare (InSar), fatte dai ricercatori INGV, hanno
rivelato un continuo sollevamento, con tassi di 2-3 mm/anno, negli
ultimi 20 anni. Questo lascia perciò ipotizzare che al di sotto
dell'area dove sono avvenute le eruzioni più recenti si stia
accumulando nuovo magma che provoca un rigonfiamento della superficie.
La rivalutazione di studi di tomografia crostale condotti in passato
suggerisce che questa zona di accumulo possa essere tra i 5 e i 10 km
di profondità. Abbastanza profonda, quindi, da non destare
preoccupazioni al momento”, continua Marra.
Infine, il terzo importante
elemento è scaturito dagli studi che hanno investigato le cause
dei lunghi periodi di inattività che hanno separato le diverse
eruzioni.
“Anche qui si
è capito che la causa di questo comportamento peculiare, diverso
dagli altri distretti vulcanici attivi nello stesso periodo di tempo
nell'Italia centrale (Vulsini, Vico, Monti Sabatini e Roccamonfina),
stia nelle particolari condizioni geodinamiche dell'area di Roma, dove
sono state attive forze crostali prevalentemente compressive, rispetto
a quelle estensionali delle aree circostanti, che ha l'effetto di
sigillare le fratture e le faglie che costituiscono le vie di risalita
del magma durante le eruzioni. Così il magma rimane in
profondità finché il progressivo accumulo non genera
delle pressioni tali da superare le forze compressive crostali. A
questo punto si esercita una spinta verticale che riapre le faglie e le
fratture: il campo di stress diviene cioè estensionale come
nelle regioni circostanti, e un nuovo ciclo eruttivo ha inizio”,
aggiunge Marra.
Al momento attuale gli
indicatori geofisici indicano l’esistenza di un campo di stress
estensionale ai Colli Albani e nell'area romana, compatibile con un
sollevamento in atto e favorevole alla eventuale risalita di magma.
Al
tempo stesso “nessun elemento derivante dalle osservazioni
geochimiche e geofisiche in atto lascia ipotizzare che
un’eruzione possa avvenire né in tempi brevi né
medi. Quindi, se una ricarica dei serbatoi magmatici è in atto,
questa durerà senz'altro migliaia di anni prima che possa dar
luogo a un'eruzione”, conclude Marra.
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Abbiamo rinvenuto poi un articolo INGV sui dati della rete GPS che sebbene aggiornati al 1999 sono molto interessanti (segue articolo tratto da http://legacy.ingv.it):
I Colli
Albani (Roma) sono un complesso vulcanico del Quaternario situato circa
15 km a SE di Roma che occupa un’area grossolanamente compresa
tra le latitudini 41.6-41.9 Nord e longitudini 12.5-12.9 Est. Esso ha
recentemente destato interesse presso la comunità geofisica per
alcune peculiari caratteristiche ascrivibili ad una attività
vulcanica residua. Le principali e più recenti evidenze di essa
sono essenzialmente:
- attività
sismica ricorrente avente le caratteristiche di sciame con molti eventi
di bassa magnitudo aventi intensità mai superiore all’VIII
MCS;
- variazione di composizione e temperatura delle acque;
- deformazioni
verticali significative rilevate mediante livellazioni geometriche di
precisione (il tasso medio di sollevamento è di circa 0.7
cm/anno).
L’esistenza
di tali peculiarità ha spinto l’INGV a realizzare
nell’area vulcanica dei Colli Albani un test field per un
monitoraggio geodetico totale avente lo scopo di valutare le
deformazioni lente dell’edificio vulcanico mediante
l’integrazione di differenti tecniche geodetiche: GPS,
livellazione geometrica, SAR, gravimetria, al fine di costituire un
database di osservazioni per la stima delle deformazioni crostali e la
loro interpretazione.
La rete GPS dei Colli Albani è costituita da 10 vertici, 6 dei
quali posti sulla struttura vulcanica e i rimanenti 4 al di fuori di
essa. Si dispone di buone osservazioni provenienti dai rilievi del
1995, 1996, 1997, 1998; tali osservazioni sono state recentemente
completamente rielaborate, stimando le velocità dei punti della
rete nel sistema ITRF97.
Mappa geologica schematica dell’area dei Colli Albani (Roma). In figura sono anche riportate le stazioni GPS.
Le linee di livellazione IGM e INGV: evidenza di deformazioni verticali
La
comparazione tra le quote misurate nel 1951 (IGM) e nel 1994 (INGV),
eseguita considerando come riferimento il caposaldo Roma-Capannelle,
alla fine della linea di livellazione e al di fuori del vulcano (nella
periferia SE di Roma), ha evidenziato una deformazione verticale con
innalzamenti, fino a circa 30 cm, vicino al lago di Albano. La zona
dove è più importante il sollevamento (DH>10 cm) si
estende per circa 14 Km e corrisponde all’area sismogenetica
relativa all’attività del periodo 1989-1990, dove la
sismicità è stata localizzata a circa 3-6 km di
profondità. Dal confronto con vecchi dati di livellazione
dell’IGM su alcuni vertici rilevati anche nel 1891 e 1927
è stato evidenziato che le deformazioni verticali erano
insignificanti prima del 1951. Nel 1997 l’IGM ha ripetuto la
livellazione di precisione lungo la linea dell’Appia ottenendo un
risultato congruente con gli andamenti gia` evidenziati dalle altre
livellazioni .
Livellazioni geometriche di precisione lungo la s.s.Appia Appia.
La rete GPS: analisi e risultati
Le
osservazioni GPS della rete sono state elaborate congiuntamente a
quelle provenienti da tre stazioni GPS permanenti (dati gentilmente
resi disponibili dal Centro di Geodesia Spaziale di Matera
dell’ASI). Le elaborazioni sono state effettuate con il software
Bernese v.4.2. Per i siti INGR, NEMI, CAPR e VIVA aventi almeno 4 stime
di coordinate N, E e h ITRF97 è stato fatto un tentativo di
stima delle velocita`, ben sapendo che questa scelta presenta delle
forti limitazioni sull’attendibilita` a medio e lungo termine dei
valori ottenuti.
Serie temporali delle coordinate N, E, e quota per i siti di CAPR (a sinistra) e INGR (a destra).
"
Seguiremo l'evolversi della situazione.