Scena già vista.
Come molti sanno, sono circa vent'anni che ci occupiamo di vulcanologia
e problematiche connesse alla divulgazione dei dati del monitoraggio
relativi al Vesuvio ed ai vulcani campani. Quanto leggiamo in questi
giorni ci sa tanto di "già visto".
In campo, tra gli altri, il prof. Enzo Boschi, Giuseppe Luongo e INGV Osservatorio Vesuviano (OV).
Per la verità OV non è entrato nella polemica direttamente.
Quando si approccia il tema della previsione di un'eruzione o
l'evoluzione di uno scenario di rischio, in vulcanologìa, ci
sono due principi cardine indefettibili:
1) il principio di precauzione;
2) divieto di esprimersi in termini di certezza deterministica.
Essi sono strettamente connessi poiché, fissatelo bene in mente, non è possibile prevedere in termini di certezza l'evolversi
di una crisi come quella in atto ai Campi Flegrei, ma è
possibile farlo in termini solo probabilistici. Questo non per una
scelta del vulcanologo ma per i limiti intrinseci alla
vulcanologìa che pur avendo fatto grossi progressi resta una
"scienza" limitata sotto questo profilo. Dunque di fronte ad un
potenziale pericolo, intriso di incertezza, deve applicarsi il
principio di precauzione e limitare gli effetti che potrebbero
derivare dal verificarsi del rischio probabile o anche solo ipotetico
(nel caso, ipotetica eruzione Campi Flegrei).
Non possiamo certo "dimenticare" le pubblicazioni scientifiche di
rilievo internazionale (di cui abbiamo dato conto sul presente portale)
che associano il sollevamento del suolo in atto ad episodi di input
magmatici. Non dimentichiamo che è nei documenti ufficiali della
Protezione civile che si parla di rischio di esplosioni freatiche in
area Pisciarelli già nel 2012 (Nostro speciale)!
Non dimentichiamo, giusto per rimanere terra terra, che quando si usa
il termine "bradisismo" colorandolo come un fenomeno tipico flegreo e
sostanzialmente innocuo, si finisce col violare proprio quei due
principi cardine della vulcanologìa. E questo perché ai
Campi Flegrei vengono rilevati dati anomali sismici, deformativi
verticali (ed orizzontali) nonché tutta una serie di vistose
anomalìe geohichimiche associabili a gas tipicamente magmatici
che hanno ampiamente superato i valori della crisi 1982-84 (uno su
tutti il rapporto CO2/H2O).
C'è anche qualche sparuta voce minoritaria, di cui pure abbiamo
dato conto su questo portale, che ritiene non associabile la fase di
unrest in corso con fenomeni di input magmatici. Ma si tratta di
sparuta e minoritaria tesi. A questo link sono disponibili alcuni articoli dedicati ai Campi Flegrei in cui diamo conto di numerose pubblicazioni scientifiche.
Dunque, esprimendoci sempre in un linguaggio il più possibile
semplice, possiamo affermare che con riferimento ai Campi Flegrei,
sussistono ampie ragioni giuridiche e scientifiche per essere molto
cauti, molto.
Ora, riportiamo i link ad alcuni articoli apparsi su quotidiani
nazionali e locali negli ultimi giorni. Ciascuno tragga le proprie
conclusioni, Noi diremo la Nostra a fine pagina.
Articolo del Corriere del Mezzogiorno del 13/3/18
a commento dello sciame sismico. Prendono parola, tra gli altri, l'ex
Direttore di INGV OV, prof. Giuseppe de Natale, il dr. Giuseppe
Mastrolorenzo e l'attuale Direttrice di INGV OV dr.ssa Francesca Bianco.
Tutti più o meno preoccupati. Il dr. Mastrolorenzo richiama
l'attenzione sulla situazione piani di evacuazione e sulla importante
battaglia (che ci ha visti direttamente ed attivamente partecipi)
volta ad evitare che nell'area dei Pisciarelli fosse realizzata una
centrale geotermica con reiniezione di fluidi/gas. Ricordiamo che il
prof. Giuseppe De Natale fu consulente AMRA proprio per la
società che doveva occuparsi della realizzazione della centrale (chi vuole approfondire può farlo qui).
Vi è poi un post pubblico comparso ieri su Facebook
dove il prof. Giuseppe Luongo (tra l'altro già Direttore
dell'Osservatorio Vesuviano, vulcanologo, prof. emerito alla Federico
II di Napoli, attualmente assessore alla Protezione civile al Comune di
Bacoli (area Flegrea)) critica apertamente l'articolo
del prof. Enzo Boschi.
Ora, qui vogliamo ricordare che nel 1999 il prof. Luongo così si
esprimeva a proposito della crisi sismica che stava interessando il
Vesuvio e che, giustamente aggiungiamo Noi, lo preoccupava e molto. Link al video youtube.
In quella occasione, l'allora sottosegretario alla Protezione civile,
prof. Franco Barberi, andando a memoria, definì "terremotino"
l'evento di md 3.6 (o 3.7-4.1 secondo altre stime) che interessò
il Vesuvio. Chi vuole approfondire può farlo qui nella Nostra esclusiva area dedicata alla grande crisi del 1999 del Vesuvio.
Nostra chiosa finale.
Avendo bene in mente quanto osservato in questo ventennio, non vorremmo
che giochi di potere o resuscitati spiriti critici vadano a minare e
gettare ulteriore benzina sul fuoco su una situazione che, per chi la
gestisce e ne ha le attuali responsabilità, rappresenta un
problema di non poco conto.
Dunque auspichiamo un armistizio generale nell'interesse della pura
ricerca e monitoraggio scientifico e quindi, a cascata, di quello
dell'intera collettività.
Chi abita nelle zone interessate dai rischi vulcanici tende
naturalmente, a Nostro avviso, ad allontanare il problema ed è DOVERE della comunità scientifica e della Protezione civile combattere proprio questo tipo di "scudo" che il cittadino si costruisce a difesa della propria quotidianità. Ci sia consentito dirlo a volce alta da cittadini direttamente esposti
a rischio vulcanico in quanto abitanti in piena zona rossa del Vesuvio.
Va bene rassicurare e non allarmare ma occorre far comprendere a
tantissimi cittadini il rischio che quotidianamente corrono vivendo in
aree a rischio vulcanico.
Un saluto a tutti.
Il Gestore, Avv. Giuseppe D'Aniello