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ETNA STROMBOLI MARSILI


MONITORAGGIO VULCANI


ETNA STROMBOLI COLLI ALBANI
MARSILI


MARSILI
Ultimi terremoti live  -   Immagini e ricostruzioni




Cosa è: un vulcano sottomarino attivo dalle dimensioni davvero incredibili. Pensate che misura circa 50-70 km di lunghezza (abbiamo rinvenuto differenti valutazioni) per una larghezza media di circa 25-30km. Il più grande vulcano d'Europa.

Dove si trova: è ubicato negli abissi del mar Tirreno a largo delle coste della Campania e Calabria ad una distanza di circa 100-120km. Si erge per oltre 3km dalle profondità e si ferma a circa 500-600 metri dal livello del mare.

Monitoraggio: non esiste, per quanto ci risulta, alcun monitoraggio in continuo. Ci sono state due campagne di rilevamento una nel 2006 della durata di nove giorni ed un'altra nel 2010 della durata di nove mesi. L'ubicazione del vulcano richiede strumentazione specifica e rende difficoltoso un monitoraggio costante.

Attività: il vulcano è interessato da una intensa attività idrotermale e fumarolica. Non si sa molto altro e non si esclude che abbia generato eruzioni anche di recente.

Sismicità: molto intensa. Nei soli nove giorni di monitoraggio del 2006 furono registrati circa 800 terremoti vulcanici tramite un geofono collocato su una delle cime piatte del vulcano a 790metri di profondità. Nei nove mesi della campagna di monitoraggio del 2010 sono stati registrati circa 2.541 terremoti suddivisi in due tipologie di eventi (589 VT-A e 1592 VT-B). Molti eventi VT-A hanno fatto registrare frequenze alte tra i 40 ed 80 hertz e questo è stato associato alla presenza di un sistema di forte pressurizzazione di gas. La magnitudo degli eventi di tipo VT-A è stata tra 0.5 e 3.0 e con una cadenza media di accadimento di circa 2-3 a settimana alternata a sciami . Gli eventi di tipo VT-B hanno una frequenza più bassa contenuta mediamente tra 2-10 hz, una md media tra -0,5 ed 1,5 e nei nove mesi di studio hanno mostrato un aumento ed una cadenza di accadimento di alcuni a settimana con picchi anche di 70 al giorno. Nello studio che abbiamo consultato viene precisato che un aumento di questo tipo di eventi (a bassa frequenza) è spesso indicata, in letteratura scientifica, come precursore di eruzioni significative. Quindi lo studio conclude: "Queste osservazioni di sciami VT per il vulcano Marsili suggeriscono  fortemente che è ancora attivo. Inoltre, dovrebbe non essere ignorato che potenziali eruzioni vulcaniche potrebbero  generare tsunami lungo le coste vicine." (dati tratti dallo studio D'Alessandro - D'Anna 2012 Annals of Geophysics).

Rischi: si è parlato spesso di rischio tsunami collegato al vulcano ma anche di rischi legati all'eruzione stessa del vulcano.
Abbiamo visto cosa è accaduto di recente in Indonesia col collasso di una parte del vulcano Anak Krakatoa. Ma a gettare "acqua sul fuoco" (è proprio il caso dire) è INGV. Nella newsletter del 9 ottobre 2016 l'Istituto si occupa della tematica.

Pubblichiamo integralmente il testo (formattazione Nostra):
"È oramai una star indiscussa del web. Non passa giorno che non compaia qualche notizia su un suo possibile risveglio. È il Marsili, il vulcano sommerso più grande d’Europa e del Mediterraneo localizzato nel Tirreno tra Palermo e Napoli. È lungo circa 70 km, largo 30 e copre un’area di circa 2.100 km quadrati. Un gigante adagiato a circa tre chilometri sul fondo del mare, con il naso all’insù a poco più di 500 metri sotto il livello del mare. Ma il Marsili non è solo. È in buona compagnia. Nel Tirreno esistono altri grandi vulcani ancora poco studiati, dal Vavilov al Magnaghi, Palinuro, fino ai più piccoli Glauco, Eolo, Sisifo, Enarete. Tutti, comunque, meritevoli di attenzione. Per quanto riguarda, invece, lo stato attuale del Marsili, a fare chiarezza scientifica sulla sua natura, della cui potenziale attività si discute ancora molto, tre studi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), in collaborazione con l’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IAMC-CNR), pubblicati su Earth-Science Review, Gondwana Research, e Global and Planetary Changes. Dalle ricerche emerge che il mostro sottomarino è ancora attivo, ovvero possiede il potenziale per una eventuale possibile eruzione. “Risalgono a un’età compresa tra 7000 e 2000 anni fa, le eruzioni più recenti del Marsili. Eventi a basso indice di esplosività, avvenuti in particolare nel settore centrale dell’edificio tra gli 800 e i 1000 m di profondità”, spiega Guido Ventura, ricercatore dell’INGV e dell’IAMC. “Questo vulcano è formato da una serie di coni e fratture eruttive allineate in direzione quasi Nord-Sud e presenta un’attività idrotermale e sismica legata a eventi di fratturazione superficiale e a degassamento. Inoltre, sappiamo che esiste una zona centrale più “leggera” interessata da fratture e circolazione di fluidi idrotermali”. In caso di eruzione sottomarina a profondità di 500-1000 metri sul Marsili, continua Ventura, “l’unico segno in superficie sarebbe ‘l’acqua che bolle’ legata al degassamento e galleggiamento di materiale vulcanico (pomici) che rimarrebbe in sospensione per alcune settimane (come accadde per l’eruzione del 2011 al largo dell’isola di El Hierro alle Canarie).
Il rischio vulcanico associato a eruzioni sottomarine di questo tipo è estremamente basso, e un’eruzione a profondità maggiore di 500 metri comporterebbe probabilmente soltanto una deviazione temporanea delle rotte navali. Anche il rischio legato a possibili tsunami correlati a eruzioni come quelle più recenti è minimo. Pur tuttavia, l'evenienza che settori del vulcano possano destabilizzarsi e franare in caso di deformazioni indotte dalla risalita di significative (chilometri cubi) quantità di magma, non può essere esclusa a priori”. Comunque, negli ultimi 700mila anni non vi sono evidenze morfologiche che questo sia avvenuto. Inoltre, il vulcano e' stabilizzato meccanicamente da una serie di fratture riempite da magma ormai raffreddato che fungono da ‘muri di contenimento’. “Sui fianchi del vulcano vi sono evidenze di franamenti estremamente localizzati e di spessori ridotti, i cosiddetti franamenti pellicolari, che, come noto, non producono tsunami. Questi fenomeni sono molto comuni sui fianchi dei vulcani, nelle zone sommerse vicine alla costa, e alle foci dei grandi fiumi”, aggiunge Ventura. Ciò nonostante per una valutazione complessiva della stabilità dei fianchi del Marsili in relazione al possibile collasso di parte del vulcano indotto dalla risalita di significative quantità di magma, “è assolutamente prioritario: effettuare una stima della stabilità dei versanti basata sui parametri fisici delle rocce coinvolte nel potenziale franamento; valutare il volume di roccia potenzialmente coinvolto; conoscerne le modalità di movimento lungo il pendio e, una volta noti tutti i parametri, verificare se il volume di roccia e la dinamica della possibile frana sottomarina sono compatibili con l’innesco di uno tsunami. Da qui la necessità di nuove ricerche per implementare un sistema di monitoraggio che possa valutare l’effettiva pericolosità connessa a un collasso di parte dell’edificio . il Marsili e’ stato inserito nella lista dei vulcani italiani attivi come Vesuvio, Campi Flegrei, Stromboli, Etna, Vulcano e Lipari dalla Smithsonian Institution nell’ambito del Global Volcanism Program”, conclude il ricercatore."

 Abbiamo letto con molta attenzione quanto pubblicato dall'Istituto ma non ci siamo tranquillizzati più di tanto. Questo perché i "probabilmente"  i "pur tuttavia" ed una intrinseca incertezza e poca conoscenza della struttura del vulcano (ammessa a fine articolo) conducono ad una conclusione: cosa si aspetta a monitorare in continuo il vulcano? A quando gli invocati approfondimenti sulla struttura delle pareti? Dobbiamo forse attendere prima uno tsunami?

Per completezza vi diciamo che abbiamo cercato di reperire i tre studi citati nell'articolo: il primo è del 2012 ed è a pagamento (link), il secondo è del 2013 ed è anch'esso a pagamento (link). Il terzo che è del 2015 sarà mai open access? Sfortuna massima: anch'esso è a pagamento (link). Ma l'abstract del secondo studio conlcude così: "MS is still active, the monitoring and an evaluation of the different types of hazards are highly recommended." Cioè, il Marsili (MS) è ancora attivo e il monitoraggio e la valutazione dei differetenti tipi di rischi sono altamente raccomandati.

Progetto perforazione Marsili: non possiamo non darvi conto che esiste un progetto pubblicato nel marzo 2014 per la realizzazione di una centrale geotermica offshore per sfruttare il potenziale geotermico del vulcano al fine di produrre energia. Si tratta di un progetto ovviamente invasivo che prevede la perforazione del vulcano. Preferiamo non commentare e rimettervi il link al Ministero dell'Ambiente dove potete reperire la documentazione relativa. Il progetto sembra attualmente in stallo dopo che il Ministero con determina del 15/5/2015 ha ritenuto necessario assoggettarlo (per la parte di competenza) a VIA (Valutazione di Impatto Ambientale).
Esiste poi anche uno studio pubblicato nel giugno 2014 sulla rivista Energies, questo si open access, a firma anche di personale INGV (Roma e Palermo), dove si analizza il potenziale geotermico del vulcano. Qui potete accedere e scaricare lo studio in parola.




ULTIMI 10 TERREMOTI LIVE
 * ML >=0.0
(Fonte: http://cnt.rm.ingv.it)
Con la debita premessa che l'elenco sottostante non è assolutamente esausitivo in quanto valgono le considerazioni di cui sopra sulla sismicità del vulcano, seguono ultimi 10 terremoti in area vulcano catalogati da INGV CNT (profondità minore di 30km ed entro 30km di raggio)




IMMAGINI E RICOSTRUZIONI
Fonte Google Maps - Elab. Giuseppe D'Aniello

Fonte INGV Comunicazione - http://comunicazione.ingv.it
Fonte INGV Comunicazione http://comunicazione.ingv.it